S'infiammano le stelle, il nuovo libro di Tiffany Vecchietti e Michela Monti
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A poco più di un anno di distanza dall'uscita di Brucia la notte, il 18 febbraio esce in libreria S'infiammano le stelle, capitolo conclusivo della dilogia firmata da Tiffany Vecchietti e Michela Monti, edita sempre da Mondadori. A metà strada tra un distopico e un fantasy, S'infiammano le stelle riprende il via da dove si era concluso il primo volume (quindi, se non avete letto Brucia la notte, fate attenzione agli spoiler).
Mentre nelle loro orecchie ancora risuona l'eco delle esplosioni che le hanno quasi uccise, le protagoniste Ani e Bianca, insieme a Gizem ed Ebe, si trovano recluse nella congrega, in attesa di conoscere il loro destino. Tentando di salvare delle vite, le quattro donne hanno in realtà commesso un crimine agli occhi della tirannica Suprema, Clarissa. È così che si apre S'infiammano le stelle, con un senso di attesa che si perpetra dietro celle che non sono fatte solo di acciaio, ma anche di ingiustizia e frustrazione, di senso di impotenza per non poter usare la verità come mezzo di difesa. In modo differente rispetto al primo capitolo, le due autrici tornano a parlare di manipolazione dell'informazione, di tirannia e di vera e propria propaganda. L'aspetto più interessante, però, è che se in Brucia la notte era facile individuare questi strumenti di manipolazione e potere tra le dita degli antagonisti, S'infiammano le stelle riflette sulla possibilità che ognuno abbia in sé il proprio seme marcio e, più in generale, che a volte non basta la giustificazione secondo la quale la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.
Tiffany Vecchietti e Michela Monti confermano quello che già avevano iniziato con il primo capitolo di questa dilogia forte e visivamente d'impatto: parlare di donne e rivoluzioni, ma anche di come il potere si ramifica al di sotto della superficie, diventando come un virus che distrugge il corpo che lo ospita. In un mondo quasi letteralmente arso dal sale, dove i campi di raccolta coesistono al fianco di un'umanità che sta morendo di fame e di stenti, S'infiammano le stelle introduce un'istantanea quasi spaventosa del nostro presente, di un periodo storico in cui la violenza è sempre più giustificata, in cui la paura del diverso e dell'ignoto diventano leve usate dai potenti per costruire il proprio, personale regno di terrore. Ma al di là delle ambizioni più o meno sociali, S'infiammano le stelle è un romanzo che usa tutti gli strumenti a disposizione per fare due cose fondamentali: intrattenere e parlare.
Storia ibrida, che miscela come detto la tirannia della distopia e la speranza (comunque nera) del fantasy, S'infiammano le stelle è uno di quei libri che è impossibile mettere giù. Da una parte grazie alla scrittura estremamente attenta e matura delle autrici, in cui ogni parola diventa il tassello del muro che si costruisce per uscire dal senso opprimente di paura che permea tutta la storia. Dall'altra con la costruzione di un ritmo che è studiato per rimandare l'idea di un incendio, da quella piccola scintilla che accende appena un tocco di legno, fino alle fiamme che divorano ciò che le hanno nutrite. Ecco allora che, con una scelta che quasi si discosta dalla tendenza odierna dell'azione a tutti i costi, S'infiammano le stelle si apre con l'attesa e l'ignoto, con le protagoniste che non solo sono costrette in prigione, ma sono anche costrette all'immobilità e all'impotenza. Al pari del lettore, non sanno cosa sta succedendo al piano di sopra, non sanno quali decidono gli altri stanno prendendo al loro posto e non possono fare niente per cambiare le cose. E questi primi capitoli, di emicranie e rabbia improvvisa, di braccia lungo il corpo e testa piegata sul peto, servono proprio a costruire l'atmosfera del libro: l'ignoto e la necessità di sfidarlo, di scavalcarlo, perché, per parafrasare Dostoevskij, da quale parte bisogna iniziare per cercare di nuovo di vedere il sole. Pian piano poi l'azione si insinua nel racconto, facendo sì che S'infiammano le stelle diventi anche una sorta di quest, una vera e propria caccia al tesoro che si snoda su un mondo buio (a volte in senso letterale) e in ambienti ricchi e circoscritti, dove accanto alla minaccia può nascondersi la speranza più inattesa.
Forte anche dell'ambientazione legata al panorama dell'Emilia-Romagna e al suo folclore, S'infiammano le stelle rappresenta un perfetto capitolo conclusivo per questa dilogia piena di rabbia e voglia di cambiare le cose, perché i libri migliori non sono quelli con una morale. I libri più belli sono quelli con una storia così tridimensionale e coinvolgente da costringerti ad alzare lo sguardo dalle pagine, guardare la realtà davanti a te e rendersi conto che la realtà non è meno spaventosa della storia che ti ha appena rapito. E questo è quello che il nuovo libro di Tiffany Vecchietti e Michela Monti fa: vi intrattiene finché non vi farà sanguinare, perché quando brucia la notte, s'infiammano le stelle.