Il seme del fico sacro, recensione dell'acclamato film iraniano

L'acclamato film del regista esule iraniano Mohammad Rasoulof ci porta all'interno di una famiglia scossa da tensioni e sospetti per raccontare le agitazioni di un Paese, in un racconto epico e complesso.

Il seme del fico sacro, scena da trailer
Il seme del fico sacro, scena da trailer

Il cinema è sempre stato, oltre che un mezzo di espressione artistica, anche un modo per raccontare la contemporaneità, facendosi strumento per lanciare messaggi e per far sentire la propria voce, specialmente quando si tratta di questioni politiche, sociali, civili o religiose, con la realtà che si fa narrativa e viceversa.
Ne è una dimostrazione il film Il seme del fico sacro, scritto e diretto da Mohammad Rasoulof, attualmente candidato all'Oscar fra i film internazionali, che ci porta all'interno di una famiglia di Teheran per raffigurare tensioni e contraddizioni dell'odierno Iran.

Il film inizia con la promozione del capofamiglia Iman al ruolo di giudice istruttore per il Tribunale Rivoluzionario: l'incarico, come la moglie Najmeh fa subito notare alle loro figlie adolescenti Rezvan e Sana, porterà dei vantaggi, a cominciare da un appartamento più grande, ma anche la necessità di una maggiore cautela fuori casa, compresa la scelta delle persone da frequentare; il lavoro comporta anche nuovi aspetti a cui lo stesso Iman sembra impreparato, come la custodia di una pistola che gli viene consegnata da un collega come forma di protezione. Mentre nelle strade esplodono proteste e manifestazioni al grido di Donna, vita, libertà, le ragazze sperimentano da vicino violenze e disordini civili, cominciando anche loro a provare dubbi, preoccupazione per le loro coetanee, e a mettere in discussione l'autorità, compresa quella paterna. Le tensioni e paranoie che Iman accumula sul lavoro cominciano a seguirlo anche a casa, specialmente quando l'uomo si accorge che la pistola è sparita: da lì ha inizio un crescendo di sospetti, che spingeranno ciascun membro della famiglia a prendere anche decisioni estreme.

Sembra impossibile parlare del film non includendo qualche dettaglio sul contesto in cui è stato realizzato, nello specifico le difficili condizioni in cui operano i cineasti iraniani (così come per il recente Il mio giardino persiano, i cui autori attualmente non possono lasciare il Paese): il regista e sceneggiatore Mohammad Rasoulof, (Orso d'oro al Festival di Berlino per il precedente Il male non esiste, nel 2020) è stato arrestato più volte negli anni, accusato di propaganda contro il regime proprio a causa del contenuto delle sue opere; per questo motivo le riprese di Il seme del fico sacro si sono svolte in segreto, e lui stesso è dovuto fuggire dall'Iran per evitare il carcere subito prima della presentazione del film a Cannes, dove era dato da molti come uno dei favoriti alla Palma d'oro, ma poi ha portato a casa il Premio speciale della giuria, oltre ad altri riconoscimenti.
Il titolo fa riferimento a un tipo di albero che cresce avvolgendosi attorno a un altro albero fino a strangolarlo, chiara metafora del regime iraniano, per una storia che utilizza il nucleo familiare come specchio di un Paese, per esplorare come un clima di tensione a livello istituzionale provochi conseguenze a livello tanto concreto quanto psicologico: anche in una casa apparentemente armoniosa iniziano ad aprirsi delle crepe che portano a divisioni e conflitti; in particolar modo il film mostra il cambiamento degli equilibri in ambito domestico, con attenzione alla figura femminile: Najmeh appare da subito come una moglie molto devota al marito e al suo ruolo, ma è anche e soprattutto una mamma decisa a proteggere le proprie figlie, per cui da quello che può sembrare dapprima uno scontro generazionale si passa a un'opposizione e un'alleanza femminile contro la prevaricazione dell'uomo.
Lo sguardo dell'autore è naturalmente critico nei confronti di personaggi come Iman, rappresentanti di un potere che silenzia e toglie libertà (come nel suo caso), in un crescendo di violenza che non fa sconti nemmeno ai propri consanguinei, per cui la lotta di una famiglia simboleggia quella di una nazione.
Lo spettatore si imbarca così in un vero e proprio viaggio (la durata del film è di 168 minuti) in cui si fondono immagini dal valore simbolico, scene dallo stile quasi documentaristico e news o filmati web che mostrano veri fatti di cronaca, con l'intensità e suspense che montano gradualmente fino a decollare definitivamente nell'ultima parte; dal dramma familiare si vira verso il giallo politico per poi diventare quasi un thriller d'azione, mentre dalle mura domestiche e da un contesto urbano si arriva a un paesaggio polveroso, roccioso e disabitato.

Il seme del fico sacro è quindi un film denso, avvincente e dal messaggio che resta impresso, continuando a confermare la forza delle voci autoriali che raccontano la contemporaneità in tutta la sua dolorosa complessità.

Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof - Candidato Oscar Film Internazionale | Trailer ITA HD
Il seme del fico sacro di Mohammad Rasoulof - Candidato Oscar Film Internazionale | Trailer ITA HD