Lockerbie - Attentato sul volo Pan Am 103, recensione della miniserie con Colin Firth
pubblicato da Matilde Capozio
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Una drammatica storia vera è alla base di Lockerbie – Attentato sul volo Pan Am 103, miniserie che debutta da noi su Sky: il 21 dicembre 1988 un aereo partito da Londra e diretto a New York esplode durante il volo, provocando la morte di tutti i passeggeri, membri dell'equipaggio e anche di alcuni abitanti di Lockerbie, la cittadina scozzese sulla quale si schianta il velivolo; la causa, si scoprirà in seguito, è l'esplosione di una bomba a bordo dell'aereo che, con un bilancio di 270 vittime, provoca quello che sarà definito il peggior attacco terroristico mai avvenuto in Gran Bretagna. Tra i passeggeri del volo c'era anche Flora Swire, studentessa britannica in volo verso gli Stati Uniti per raggiungere il suo fidanzato; tutti i familiari sono comprensibilmente sgomenti e devastati dalla tragedia, ma è in particolar modo il padre della ragazza, il dottor Jim Swire (Colin Firth) che decide di intraprendere una sua personale battaglia in cerca di verità e giustizia; ha inizio così una lunghissima e faticosa lotta pluridecennale, che vede l'uomo viaggiare tra un continente e l'altro, incontrare leader politici, accumulare infinite ore di ricerche e indagini, rischiando in questo modo anche di allontanarsi dal resto della sua famiglia. La miniserie si basa proprio sul libro The Lockerbie bombing: a father's search for justice scritto dallo stesso Jim Swire insieme a Peter Biddulph.
Nel primo dei cinque episodi assistiamo dunque alla ricostruzione dell'esplosione vera e propria, con una serie di sequenze brutalmente efficaci, di forte impatto visivo e narrativo, che restituiscono (scenario abbastanza inedito sugli schermi) le immagini del disastro aereo dal basso, con il precipitare del velivolo su campi, strade e case, uno scenario quasi bellico con i rottami infuocati che piovono dall'alto portando con sé morte e distruzione; a questo seguono le ore di attesa dei parenti, e lo strazio nel ritrovamento e riconoscimento dei propri cari. È lì che avviene anche un incontro chiave per Jim Swire, quello con Murray Guthrie (Sam Troughton), un giornalista che comincia a raccogliere informazioni per portare avanti una propria inchiesta in cerca della verità, e diventerà così una preziosa fonte per Jim.
Segue quindi una vicenda che sta fra il thriller politico e il legal drama; la serie si concentra in particolar modo, come già preannunciato dai primi minuti, sul rapporto (prevedibilmente molto controverso) che si viene a creare tra Swire e Abdelbaset al-Megrahi (Ardalan Esmaili), uno degli uomini accusati di essere gli esecutori dell'attentato, ma che continua a dichiarare la sua innocenza.
Il disastro aereo diventa così un tassello di una complessa rete di eventi storico-politici che va anche a intrecciarsi, a distanza, con alcuni dei fatti più rilevanti del recente passato, su tutti gli attentati dell'Undici settembre, e che coinvolge nomi come quello di Gheddafi, il cui incontro con Jim Swire è riprodotto in uno degli episodi.
Può essere rischioso portare sullo schermo storie che ripercorrono processi e vicende giudiziarie in una maniera che non risulti troppo statica o didascalica, cercando di trovare un equilibrio tra la correttezza nel riportare i fatti, e momenti più avvincenti con eventuali colpi di scena; qui la forma della miniserie ha senso in quanto permette a volte dei creare una sorta di cliffhanger tra un episodio e quello successivo, dosando rivelazioni e attese; in altri momenti invece la narrazione può risultare più dispersiva e anche dall'impianto che sfiora la ripetitività: il tempo che passa ci viene continuamente ricordato da numeri e date che scandiscono le sequenze, e rimarcato anche dai volti e dai corpi dei protagonisti che cominciano a ingrigire, invecchiare e farsi sempre più fragili e consumati.
La sceneggiatura mostra anche gli effetti della lunga battaglia di Jim sul rapporto con il resto dei suoi familiari, nei quali a un certo punto prevale la voglia di andare avanti e non riescono a condividere in pieno quella che a loro sembra un'ossessione che lo consuma: quello di Colin Firth è il volto più noto del cast, un attore molto amato dal pubblico per il ruolo di questo padre, marito e medico che da comune cittadino dall'aria mite e pacata diventa appassionato combattente disposto anche a gesti estremi e ad azioni apparentemente inconciliabili; gli altri membri della famiglia Swire restano più in secondo piano, a partire dalla moglie Jane (Catherine McCormack), il cui dolore è sicuramente altrettanto profondo ma a cui, nella trama, tocca il ruolo un po' più ingrato e per certi versi convenzionale.
Nel ripercorrere una vicenda così lunga e complessa (e non ancora definitivamente conclusa, come ci ricorda il finale, con un nuovo processo imminente), ricca di presunti depistaggi e mezze verità, la serie traccia anche un parallelo con tutte le tensioni geopolitiche che hanno scosso il mondo negli ultimi decenni, con la consapevolezza finale enunciata cupamente da uno dei personaggi su quanto l'Occidente sia detestato a livello globale; a questo si aggiunge la realizzazione che molte tragedie, per quanto devastanti sul momento e per chi ne subisce l'impatto più da vicino, siano comunque destinate a svanire, presto o tardi, dalla memoria collettiva.
Lockerbie – Attentato sul volo Pan Am 103 è dunque una miniserie corretta e solida nel suo impianto piuttosto classico, sia narrativo che formale; con intento didattico nel riportare alla luce un vero fatto di cronaca, cerca di coniugare il dramma politico a quello familiare, puntando anche sul versante umano ed emotivo sorretto soprattutto dall'interpretazione di Firth.
