The Outrun - Nelle isole estreme, recensione del dramma con Saoirse Ronan


The Outrun- Nelle isole estreme racconta la storia di Rona (Saoirse Ronan), una ragazza con un problema di alcolismo che la costringe a lasciare la sua vita londinese, ricca di nottate in pub e club che le fanno perdere anche il suo esasperato fidanzato, e a tornare a vivere a casa di sua madre (Saskia Reeves) nelle isole Orcadi, arcipelago a nord della Scozia dove si conduce una vita prevalentemente rurale, e dove Rona oltre ad aiutare suo padre (Stephen Dillane) nella sua fattoria, inizia a collaborare con un ente per la protezione animale; piano piano, mentre cerca di riportare in carreggiata la sua vita, Rona si fa aiutare dal contatto con la natura più pura e incontaminata ma anche isolata e brutale, mentre deve fare i conti anche con il suo passato e con gli strascichi lasciati da una difficile situazione familiare.
The Outrun è diretto dalla tedesca Nora Fingscheidt (già regista di The Unforgivable con Sandra Bullock, altro film su una donna che cerca di rialzarsi dopo un passato molto complicato) e scritto da lei insieme a Amy Liptrot, autrice dell'omonimo romanzo autobiografico su cui si basa il film; è probabilmente un passion project per la stessa Ronan, anche produttrice del film insieme al marito e collega Jack Lowden, che le ha fatto conoscere il libro, essendo lui stesso scozzese; è anche il primo film a essere stato realizzato sulle isole Orcadi, spingendosi fino alla remota Papa Westray, anche nota come Papay, che conta una popolazione di meno di un centinaio di abitanti.
I fatti non sono raccontati in ordine cronologico, ma muovendosi tra passato e presente come in un flusso di coscienza, con il trascorrere del tempo segnato anche dai capelli della protagonista che cambiano più volte colore, da una chioma turchina, a un biondo con le punte colorate, a un arancione simile a una lingua di fuoco, che sa di rinascita. Per tutta la durata del film, inoltre, ascoltiamo la voce narrante della stessa Rona (studentessa di biologia) enunciare nozioni scientifiche ma anche leggende e racconti mitologici che si tramandano sulle isole e non solo: un espediente che forse funziona meglio sulla carta, e che sullo schermo può conferire un tocco poetico ma rischia anche di appesantire la narrazione.
Di certo le storie autobiografiche come questa hanno una funzione catartica per i propri autori (oltre a fornire ruoli molto appetibili per gli attori), e specialmente nella trasposizione sullo schermo si devono cercare punti di appiglio con gli spettatori: al di là, dunque, delle esperienze con le dipendenze o con i disturbi mentali, si vuole mostrare come imparare ad affrontare e gestire i propri demoni, passati e presenti, per poi provare ad avanzare un passo alla volta, incanalando passione e impegno in qualcosa di appagante, come in questo caso il rapporto con la natura.
La regia e anche la performance di Saoirse Ronan non calcano troppo la mano sugli eccessi autodistruttivi del personaggio, dandone invece un'immagine più pacata, mettendo più in risalto una quieta spinta alla speranza e alla risalita.
In una sceneggiatura frammentaria e anche ellittica, il film sembra più che altro rappresentare uno stato d'animo e un paesaggio della mente, in maniera a tratti un po' statica e lenta, dalla durata forse eccessiva.
Le location sono ovviamente parte integrante della storia, con le già citate isole e il loro panorama che diventa specchio e rigenerazione per la protagonista: una natura selvaggia e non accondiscendente, che può dare una sensazione di esasperata solitudine ma che fornisce anche un riparo sicuro, senza giudizi e in cui i parametri che regolano altrimenti le vite più urbane e frenetiche vengono completamente ridefiniti; è proprio questo panorama di luci, colori, vento, acqua e soprattutto suoni a dare al film una qualità distintiva in quella che altrimenti è una storia in parte prevedibile e generica, più cauta e meno visceralmente intensa di quanto si potesse presupporre.
The Outrun-Nelle isole estreme è dunque un film visivamente intrigante che propone una storia intima e dallo sguardo realistico, con una Ronan che si è già dimostrata in passato un'interprete valida e appassionata, e quindi dalla quale è lecito aspettarsi, anche per il futuro, progetti sempre più interessanti.
