Venezia 81, Beetlejuice Beetlejuice e il ritorno di Tim Burton
pubblicato da Erika Pomella
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Era il 1988 quando al cinema arrivò Beetlejuice (che, in Italia, venne intitolato Beetlejuice - Spiritello porcello), mettendo sotto la lente d'ingrandimento un giovane regista destinato a fare la storia del cinema, Tim Burton. Il regista di Burbank aveva da poco diretto Pee Wee's Big Adventure, mettendosi al servizio di Paul Reubens e del suo noto personaggio televisivo. Nonostante la sua fosse una "regia su commissione", Tim Burton riuscì a mostrare il suo talento, al punto che subito dopo gli venne dato il permesso e la libertà di girare quello che, ancora oggi, può essere considerato il suo film più anarchico e sfrenato. Come avverrà spesso in tutta la filmografia burtoniana, Beetlejuice era un film che non voleva tenere conto delle rigide regole narrative e che, anzi, si divertiva a smembrarle, a riscriverle, a prendersene gioco. Giostra di incubi intinti nella celluloide del cinema, Beetlejuice era arte allo stato puro, un gioco al massacro in cui il regista di è divertito a mettere in scena le proprie visioni, le proprie idee ma anche quegli elementi che avrebbe continuato a inseguire per tutti gli anni e i film successivi. Fatta questa lunga ma doverosa premessa, non sorprende nessuno il fatto che quando venne annunciato l'inizio della lavorazione di Beetlejuice Beetlejuice molti erano preoccupati del fatto che il "nuovo" Burton non fosse più in grado di realizzare un film tanto folle e personale come aveva fatto all'inizio della sua carriera, quando non doveva vedersela con pressioni e studios che volevano assicurarsi il successo spremendo il suo nome. C'era inoltre il timore che il nuovo lungometraggio potesse, in qualche modo, gettare un'ombra di infamia su quello precedente. E questi sono senza dubbio i sentimenti che hanno accompagnato tutti coloro che sono entrati in sala per l'anteprima mondiale di Beetlejuice Beetlejuice che si è tenuta all'81a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, dove l'ultima fatica di Tim Burton è stata scelta come film d'apertura.
Willem Dafoe, Monica Bellucci, Justin Theroux, Catherine O'Hara, Winona Ryder, Tim Burton, Michael Keaton, Jenna Ortega al Photocall cast del film Beetlejuice Beetlejuice a Venezia 81 / credit: Giorgio Zucchiatti/La Biennale di Venezia-Foto ASACDi cosa parla Beetlejuice Beetlejuice?
L'idea alla base di Beetlejuice Beetlejuice è essenzialmente semplice. Lydia (Winona Ryder), diventata ormai una "cacciatrice di fantasmi" molto ricca e famosa, è costretta a tornare nella casa della sua adolescenza quando la morte improvvisa di suo padre riconduce tutta la famiglia - compresa la matrigna (Catherine O'Hara) a fare ritorno in quella che era considerata la casa dei coniugi Maitland. Alle prese con un fidanzato pressante e new age (Justin Theroux) e con l'odio di sua figlia Astrid (Jenna Ortega), che non crede alle sue facoltà, Lydia si trova a essere di nuovo ossessionata da Betelgeuse (Michael Keaton), il demone esorcista che aveva provato a sposarla quando non era altro che una teenager cupa e arrabbiata. E mentre lo stesso Betelgeuse cerca di trovare un modo per ricongiungersi a Lydia e tornare così nel mondo dei vivi, qualcun altro si è messo sulle sue tracce, Delores (Monica Bellucci), una sposa arrabbiata, con il corpo a pezzi ma il cuore nero colmo di desiderio di vendetta.
Ben tornato a casa, Tim Burton
Beetlejuice Beetlejuice è un film perfetto? No. Non lo è. Anzi. L'ultima pellicola diretta da Tim Burton pecca di una certa confusione di fondo che non può essere scambiata per l'anarchia del film originale: a volte ci sono troppe idee, tutte insieme, come se ci fosse la paura di non riuscire a individuare la carta vincente, per cui tutti viene gettato alla rinfusa, nella speranza che, nel buio, un colpo vada a segno. A volte, standosene tranquilli in poltrona, si notano indizi che non portano da nessuna parte e che danno quel senso di frustrazione tipico di chi non ottiene la soddisfazione promessa. Ma c'è da dire che questo non è un problema del film in sé, quanto di come la fruizione sia cambiata in questi anni. Ormai siamo abituati ad avere tutto, ad averlo subito e secondo i nostri desideri, perciò ci indispettiamo quando le cose non vanno come ci aspettiamo, quando non ci vengono fornite tutte le risposte agli enigmi che abbiamo avuto la pazienza di raccogliere. Ma, paradossalmente, questo elemento di frustrazione diventa anche un motivo di riuscita per Burton: proprio in questa sua scelta di non voler accontentare nessuno, di non voler percorrere necessariamente la strada più facile, il regista ci educa di nuovo al piacere del cinema che è fatto di scoperta e di ingiustizie, di divertimento ma anche di sforzo mentale ed emotivo. Tim Burton è sempre stato un fan del film dell'orrore in cui la verità era soprattutto suggerita, lasciando allo spettatore la possibilità di "completare" da solo la storia che vedeva sul grande schermo. Con Beetlejuice Beetlejuice succede più o meno la stessa cosa. Veniamo bombardati di informazioni, personaggi e situazioni: a volte possiamo completare il quadro con l'aiuto di Tim Burton stesso, a volte dobbiamo fare lo sforzo di immaginare ciò che non si vede, come se il cinema non fosse altro che un lungo ponte capace di portarci in un'altra dimensione, che non vediamo ma che riusciamo comunque a percepire. E questo patto tra Tim Burton e il suo pubblico a volte funzione e a volte no, ma è senza dubbio una prova del fatto che il regista vuole scrollarsi di dosso tutte quelle catene che, negli ultimi anni, hanno in qualche modo minato il suo stile e la sua visione.
Michael Keaton come Beetlejuice in Beetlejuice Beetlejuice / credit: Parisa Taghizadeh; Copyright 2024 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.Con Beetlejuice Beetlejuice il regista di Edward mani di forbice sembra voler tornare a casa, a tutto quello che ha amato e che ha saputo raccontare nel corso della sua filmografia: dai film dell'orrore del cinema gotico italiano passando per Mario Bava, fino al chiaro omaggio al sempre immortale mito di Frankenstein nella bellissima scena in cui Delores rimette insieme letteralmente i pezzi della sua vita. Beetlejuice Beetlejuice è in un certo senso una summa dell'ars cinematografica di Tim Burton, con il suo travelling iniziale che ripercorre i luoghi iconici del primo film, alla distinzione tra esseri "normali" e creature stra-ordinarie, con la dicotomia sempre più sottile tra vivi e morti, tra esseri umani e mostri, da sempre il vero punto fermo di tutta la sua produzione. Con un tone of voice scanzonato e divertente, e un cast che sembra davvero in uno stato di grazia - Michael Keaton in odore di nomination agli Oscar per la sua interpretazione a briglie sciolte di Betelgeuse - Beetlejuice Beetlejuice da una parte rappresenta un familiare ritorno a casa, dall'altra sembra essere la promessa di una nuova epoca d'oro per Tim Burton. E noi non vediamo l'ora.