Anora, recensione del film di Sean Baker trionfatore agli Oscar


Uno dei protagonisti indiscussi della stagione cinematografica è stato senza dubbio Anora, il film scritto e diretto da Sean Baker che aveva iniziato il suo cammino verso la gloria con la conquista, un po' a sorpresa, della Palma d'oro al Festival di Cannes 2024, per poi accumulare molti altri premi e riconoscimenti fino alla vittoria di cinque premi Oscar, tra cui quelli per miglior film, regia e attrice protagonista; in Italia il film, uscito un po' in sordina a novembre 2024, è stato poi riportato nelle sale cinematografiche il successivo febbraio.
Siamo a New York, dove Anora Mikheeva detta Ani (Mikey Madison) è una ragazza di 23 anni che lavora in uno strip club e come sex worker; una sera nel locale, siccome Ani capisce il russo, il suo capo la manda a intrattenere un gruppetto di facoltosi clienti arrivati nel club, tra i quali c'è il giovane Ivan (Mark Eydelshteyn) che rimane subito affascinato da Ani; lei quindi gli offre i suoi servizi anche a domicilio e si reca nell'enorme magione dove lui abita, scoprendo così che Ivan è figlio di un ricchissimo oligarca russo. Il giovane finisce per "ingaggiare" Ani per una settimana, che trascorre così fra sesso, videogiochi, festini e scorribande tra locali, per poi culminare in un viaggio a Las Vegas, dove d'impulso i due decidono di sposarsi. Quando i genitori di Ivan, però, vengono a sapere del matrimonio, sono inorriditi e mandano alcuni uomini fidati a risolvere la situazione annullando le nozze: così di punto in bianco si presentano alla porta l'armeno Toros (Karren Karagulian, attore feticcio del regista), suo fratello Garnik (Vache Tovmasyan) e il russo Igor (Yura Borisov); segue uno scontro più che concitato, che darà luogo a una fuga e un inseguimento per strade e locali di Brooklyn, con Anora decisa a non rinunciare a ciò che le spetta e che si è conquistata.
Il film, che cita esplicitamente Pretty woman, potrebbe sembrare dunque inizialmente una nuova variazione sul tema (o di Cenerentola, peraltro nominata in entrambi i film) ma andando poi a smontare il meccanismo delle commedie romantiche per ricordarci che non sempre queste storie d'amore improbabili finiscono con l'arrivo del principe sul cavallo bianco (o una limousine): in questo caso le sfavillanti luci di Las Vegas, accompagnate dalla melodia gioiosa e trionfante di Greatest day dei Take That, non segnalano un happy ending ma verranno presto soppiantate da una realtà ben diversa.
In linea con i precedenti lavori di Baker, tra cui ricordiamo Un sogno chiamato Florida e Red Rocket, il film vuole di nuovo puntare lo sguardo su quelle fasce della società che spesso vengono trascurate, stigmatizzate e lasciate in penombra, andando a mostrare quello che è il lato più oscuro del sogno americano, proprio con una particolare attenzione alle persone che, in vario modo, operano nell'industria del sesso.
Anora è una giovane donna che sa provvedere a se stessa usando il linguaggio e gli strumenti che conosce, forse le uniche armi che sente di avere a disposizione; seduttiva per lavoro ma anche abituata a tenere testa sia ai clienti che alle colleghe, subisce certo il fascino della ricchezza, e il film ce ne mostra anche, se non proprio l'innocenza, quantomeno una sorta di candore. Tutta la storia però è soprattutto pervasa anche da un black humour che ricorda la cifra stilistica di autori come Quentin Tarantino (che aveva voluto Madison per un ruolo di "Manson girl" nel suo C'era una volta… a Hollywood), e che si sprigiona soprattutto nella lunghissima sequenza dell'arrivo degli scagnozzi, in cui domina il caos grottesco e paradossale.
Girando su pellicola 35mm con lenti anamorfiche, che danno alle immagini una qualità un po' sfocata e più naturalistica, il film inoltre si immerge nelle location che conferiscono veridicità alla storia, principalmente veri negozi e ristoranti di Brighton Beach (quartiere di Brooklyn ad alto tasso di immigrati russi).
Mentre seguiamo le peripezie dei suoi protagonisti (con una durata probabilmente eccessiva, che supera le due ore e un quarto e avrebbe potuto essere sfoltita), il film vuole far emergere una certa dolcezza, ma accompagnata da solitudine e malinconia anche nei personaggi apparentemente meno inclini a possederla, come l'Igor di Borisov, che aveva già rivelato queste sue qualità nel film Scompartimento n.6 (2021), sino a un finale volutamente aperto.
Accompagnato dalla performance vincente della luminosa Mikey Madison per cui questo film piccolo e indipendente (realizzato con un budget di soli 6 milioni) potrebbe rappresentare il lancio definitivo nel panorama hollywoodiano, Anora è un film che conferma e prosegue il percorso del suo autore, che riesce a proporre qualcosa di originale e moderno, ma con uno sguardo anche al cinema del passato.
