Voci di potere, la recensione: una satira politica in chiave di commedia fanta-horror con cast internazionale


Abbiamo visto tutti, in occasione dei raduni del G7, le foto di rito in cui i leader dei vari Paesi si mettono in posa gli uni accanto agli altri, fra sorrisi e strette di mano, magari davanti a uno scenario che metta in risalto le bellezze naturali o architettoniche del luogo che ospita il forum; è da qui che parte Voci di potere, in originale Rumours, arrivato da noi direttamente sulle piattaforme homevideo, film che da una premessa apparentemente molto realisticamente attuale e seria come questa, evolverà però in un'opera decisamente bizzarra e imprevedibile.
All'interno di un bosco in Germania, nel quale si trovano un antico castello, un gazebo costruito appositamente per l'occasione, nonché la sede di alcuni importanti scavi archeologici che hanno portato alla luce i corpi di umani appartenenti all'età del ferro (dettaglio fra il macabro e il comico che fin dalle prime sequenze inizia a stabilire il tono del film), si radunano i leader dei Paesi del G7 con l'obiettivo di stilare una dichiarazione congiunta volta a risolvere i problemi che hanno portato a una crisi mondiale: accanto alla padrona di casa, la cancelliera tedesca Hilda Ortmann (Cate Blanchett), troviamo il presidente degli Stati Uniti Edison Wolcott (Charles Dance, da Il trono di spade e The Crown), la premier britannica Cardosa Dewindt (Nikki Amuka-Bird, vista in Old e Bussano alla porta di M. Night Shyamalan), il presidente francese Sylvain Broulez (Denis Ménochet, volto ricorrente nei film di François Ozon), il premier italiano Antonio Lamorte (il nostro Rolando Ravello), il primo ministro del Canada Maxime Laplace (Roy Dupuis, tra i suoi film Le invasioni barbariche e Nemico pubblico n.1), e il primo ministro giapponese Tatsuro Iwasaki (Takehiro Hira, attualmente in sala con Captain America: Brave new world). Se fin dall'inizio ciascuno dei partecipanti sembra già preso dai propri pensieri, preoccupazioni e piccole o grandi manie, con qualche imbarazzo e tensione causati non solo da fattori politici, ma anche evidentemente da vicende private, ben presto il gruppo si ritrova isolato nei boschi, in cui cominciano inoltre a verificarsi eventi inspiegabili e forse addirittura pericolosi.
Questa curiosa co-produzione tra Germania e Canada è firmata a sei mani dai cineasti canadesi Guy Maddin e i fratelli Galen ed Evan Johnson, registi di film e cortometraggi prevalentemente sperimentali, presentati e premiati in varie vetrine internazionali e festival cinematografici.
Voci di potere è una black comedy che spazia anche tra fantasy, horror e fantascienza ma che contiene anche un aspetto di satira socio-politica con riferimenti più o meno velati all'attualità, con l'aggiunta di parentesi quasi oniriche, metafore esagerate e un continuo cambio di toni e registri: basta già questo a far intendere che ci si trova davanti a un film surreale, folle e a cui è difficile dare una definizione univoca.
Attraverso i protagonisti del film e il loro tragicomico tentativo di mettersi in salvo, la storia infatti mette alla berlina il fallimento e l'inettitudine delle istituzioni: alle prese con una crisi mondiale che volutamente non viene mai spiegata nel dettaglio, il tentativo di mettere nero su bianco una risoluzione ha l'effetto di un insieme di frasi altisonanti ma vuote, che non fanno altro che riciclare generici buoni propositi ed espressioni retoriche, mentre i politici si tengono di fatto ben distanti dalla gente comune, relegata semmai alla figura di fastidiosi contestatori. Quando la trama butta nella mischia non solo riscaldamento globale, bilateralismo, le Olimpiadi ma anche chatbot e Intelligenza Artificiale, con tanto di un gigantesco cervello piazzato in mezzo al bosco e addirittura la minaccia di un'apocalisse zombie, si capisce che ci si allontana dalla satira politica in senso stretto ed è quasi impossibile (nonché inutile) trovare una spiegazione razionale al tutto (compresa l'apparizione improvvisa e tardiva di una spaesata Alicia Vikander nel ruolo della Presidente della Commissione Europea, che si esprime nel suo nativo svedese).
I personaggi contengono qualche dettaglio che può far pensare ad alcune loro controparti reali, dalla cancelliera di Blanchett che ricorda, quantomeno nel look, un incrocio tra Merkel e Von Der Leyen, mentre nell'anziano e stanco Presidente statunitense qualcuno ha visto una stoccata a Joe Biden, inquilino della Casa Bianca al tempo delle riprese del film, ma al tempo stesso sono anche figure astratte e simboliche.
Specialmente sul finale, infatti, la sceneggiatura spinge al massimo sull'assurdo e sull'eccesso, rinunciando alla plausibilità per trasferirsi quasi su un piano meta, con un approccio allegramente catastrofico.
Forse con una struttura più compatta e coerente sarebbe venuta fuori una piccola opera d'arte, invece così si rischia di far prevalere, a fine visione, una confusione che può lasciare insoddisfatti, forse anche per questo il film rimane comunque un prodotto di nicchia che non ha trovato una facile collocazione sugli schermi; sicuramente Voci di potere ha dalla sua il fatto di essere un'opera originale e che non ha paura di osare, già un sicuro pregio al giorno d'oggi; è comunque sempre un piacere vedere film come questo che riuniscono un cast internazionale in un modo veramente funzionale e pertinente alla trama, puntando anche su nomi meno scontati, e vorremmo che succedesse più spesso, si spera con buone storie a supporto.